Il libro del potere by Simone Weil

Il libro del potere by Simone Weil

autore:Simone Weil [Weil, Simone]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Storia, Saggistica, Scienze politiche, Scienze sociali
editore: Chiarelettere
pubblicato: 2016-08-14T22:00:00+00:00


Non ricominciamo la guerra di Troia1

Viviamo in un’epoca in cui la relativa sicurezza che un certo dominio tecnico sulla natura garantisce all’uomo è largamente controbilanciata dal pericolo di guerre e devastazioni provocate dai conflitti tra gruppi umani. Se tale pericolo è così grave lo dobbiamo in parte alla potenza degli strumenti di distruzione che la tecnica ci ha messo a disposizione; tuttavia tali strumenti non si azionano da soli e non è onesto far ricadere sulla materia inerte una situazione di cui abbiamo la piena responsabilità.

I conflitti più minacciosi hanno in comune una caratteristica che potrebbe rassicurare i più superficiali ma che, a ben vedere, costituisce il vero pericolo: si tratta dell’assenza di un obiettivo definito. È un dato di fatto che nel corso della storia umana i conflitti più feroci siano stati quelli privi di un obiettivo. Tale paradosso, una volta colto con lucidità, rappresenta forse una delle chiavi della storia, quasi certamente la chiave della nostra epoca.

Quando ci si contende una posta in gioco determinata si possono mettere sui piatti della bilancia il valore della stessa e i probabili costi del conflitto, e decidere fino a che punto valga la pena insistere; di solito non sarà tanto difficile trovare un compromesso che risulti per entrambe le parti più conveniente di una battaglia ancorché vittoriosa. Ma quando la contesa è priva di obiettivo non esiste più una misura comune, non c’è equilibrio né proporzione, la comparazione è impossibile, il compromesso inconcepibile; cosicché l’importanza della battaglia si quantifica esclusivamente in base ai sacrifici che la stessa comporta e siccome, di questo passo, i sacrifici compiuti richiameranno all’infinito altri sacrifici, ne consegue che non ci sarà alcuna ragione di smettere di uccidere né di morire, a meno che per qualche motivo le forze in campo non finiscano per darsi un limite. Questo paradosso è così estremo da sfuggire all’analisi. Tutti noi individui cosiddetti istruiti ne conosciamo l’esempio più emblematico, eppure per una sorta di fatalismo leggiamo senza comprendere.

In passato Greci e Troiani si massacrarono a vicenda per dieci anni a causa di Elena. A nessuno di loro, eccetto l’amante guerriero Paride, importava nulla di Elena cosicché tutti maledissero il giorno in cui era nata. Il valore della sua persona era così sproporzionato rispetto a quell’immane conflitto che agli occhi di tutti apparve come un mero simulacro del vero motivo del contendere; solo che quest’ultimo nessuno osava né poteva definirlo, poiché non esisteva. Nessuno poteva misurarlo se non contando i morti già provocati e i massacri futuri. In altre parole il suo valore andava al di là di ogni limite assegnabile.

Ettore presentiva che la sua città sarebbe stata distrutta, che suo padre e i suoi fratelli sarebbero stati massacrati e la sua sposa condannata a una schiavitù peggiore della morte; Achille sapeva di destinare suo padre alle miserie e alle umiliazioni di una vecchiaia indifesa; gli uomini sapevano che le loro case sarebbero andate distrutte a causa di un’assenza così prolungata; ma nessuno stimava che questo fosse un prezzo troppo alto da



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